mercoledì 24 febbraio 2010

TRE RUNE - terza parte

La classica trappola
di Honey: seduzione,
silenzio e morte.


D'estate mi piace molto frequentare i villaggi e i paesini dei Pianori de' Fiumi, a ovest di Comunanza. Vengono organizzate molte feste e sagre all'insegna della fortuna, dell'Angelo Raziel che illumina queste lande, della prosperità e dell'abbondanza. Ci sono danze, cibo, musica, rappresentazioni teatrali e vino a volontà. Il grande delta del fiume è una cornice perfetta per queste feste paesane, dove i canti degli avvinazzati si mescolano alle giaculatorie dei monaci e agli scongiuri delle fattucchiere. I due soli problemi sono rappresentati dal caldo opprimente e dalle zanzare, che non ti lasciano in pace neppure un momento.
Figurarsi poi se uno ha la pelle come la mia. Bianca, candida, liscia e vellutata, dolce come il nettare e profumata come la fragranza delle mimose di Estellia in primavera. In questi casi il solo sollievo arriva quando il ventonettuno soffia da ovest portando con sé la frescura del mare. Lo senti giocare fra le foglie dei pioppi che costeggiano il fiume Grandanse, scompigliarti i capelli e insinuarsi sotto i tessuti delle maglie che porti addosso.

Ma d'inverno!
D'inverno è tutta un'altra cosa. Stanotte è freddo. Di quel freddo umido che odio, che ti entra fin dentro le ossa. Le placide acque del delta scorrono senza fare alcun rumore, e gli spogli rami dei pioppi sono immobili. C'è una sottile nebbiolina che si alza dalle acque del fiume e comincia a lambire i sentieri di campagna che passano fra le risaie. Immagino cosa questo possa essere un poco più a sud, nelle Paludi dello Sconforto.
Un tempo, tutta quest'area era divorata dalle acque stagnanti della grande palude. Una antica stirpe di rettili senzienti viveva nel profondo di queste lande, e trucidava chiunque osasse avventurarvisi. La malaria veniva emanata dal delta come se tutto il territorio fosse un enorme polmone malato, che rilasciava la sua infezione ad ogni respiro. Quello che oggi è il tanto apprezzato ventonettuno era, a quei tempi, un terribile nemico. Quando soffiava, portava l'aria malata della grande palude verso est, e finiva sempre per colpire i villaggi confinanti. Nella storia di Comunanza le epidemie di malaria sono cosa frequente e comune. Una delle buone cose che fece l'Impero degli Uomini fu proprio quella di bonificare queste paludi. Magellano decimò i rettili, e quegli orribili umanosauri si rifugiarono nei recessi più profondi delle Paludi dello Sconforto, permettendo ai coloni di bonificare la palude e di costruire i villaggi e di creare le grandi risaie.

Mi fermo. I miei piedi sono affondati in un mare di nebbia. Un bassa nebbiolina che ha ormai ricoperto tutto il suolo intorno a me. Guardo in basso. Sorrido. Vedo le mie caviglie...non vedo più i miei piedi. Nemmeno i miei occhi del buio, uno dei doni che Madre Notte mi ha elargito, mi permette di vederli.

I piedi non li vedo.
La casa della fiumara si.

Una casetta di pietre, con la ruota di mulino mezzo ammuffita e immersa prima nella nebbia e dopo nelle lente acque del fiume. Vedo una luce che filtra da una finestrella.

Scatto.
Veloce.

Credo di non aver fatto alcun rumore. Sono stata attenta e ho corso sull'erba, evitando accuratamente il sentiero di ghiaia. La parete di pietra della casa è parzialmente coperta di muffa. Anche se il fiume è così vicino, mi sembra un eccessivo segno di incuria da parte del Mastro Vassallo. Beh, sangue del diavolo, non è tanto strano, visto e considerato che sembra che il vassallo sia un bruto, lascivo quanto sudicio. Ho le spalle contro la parete. Mi giro di scatto e mi metto in punta di piedi, allineando il viso con la finestrella. Ci sono delle sbarre. Una verticale e una orizzontale. Classica apertura divisa in quattro dalle sbarre. Sbircio dentro. Cerco sempre di memorizzare tutto quello che vedo, può servire in caso di fuga o di un piano improvvisato.
Una stanzetta. Stoviglie rotte in terra. Un barile in un angolo, un piccone appoggiato ad esso. Una corda arrotolata appesa ad un chiodo arrugginito sul muro. Uno scaffale sul quale stanno un paio di bottiglie rotte. Uno sgabello ribaltato, un tavolaccio rotto, sbilenco, sul quale sta una candela mezzo consumata. Ecco da dove veniva la luce. E... che il diavolo mi fulmini. Qui e ora.

Un buco. Anzi, una voragine. Un grosso buco nel pavimento. Sembra un tunnel, o qualcosa del genere. E sembra scavato grossolanamente...non è un'opera di muratura. Ci sono detriti dappertutto. Ecco a che è servito il piccone...

"Girati un po'!"

Per l'inferno un'altra volta! Sembra che in questo posto le mie orecchie a punta non funzionino! E di chi è questa voce? Sembra un bambino. Mi volto.

Una bambina grassa, con addosso una camicia da notte di lino; un fattore mezzo ubriaco, con un paio di pantaloni grezzi e una camicia a quadri armato di forcone; e una donna sciatta, dai capelli raccolti, magra come un ramo rinsecchito. Si, non un grazioso fuscello: proprio un ramaccio rinsecchito, di quelli che ti graffiano quando sei in viaggio attraverso un bosco. E poi, il contrasto con la bambina cicciona è fortissimo. Non dico nulla. Che ci fanno questi bifolchi, qua? Di certo questo non è il Mastro Vassallo, e questa non può essere la sua famiglia. E allora? Il prete mi aveva fatto capire che gli abitanti del villaggio erano tutti d'accordo... che sapevano della mia venuta. Che vogliono questi cafoni?

"Non dovevi venire qui, non dovevi" dice la bambina. I due adulti restano in silenzio. Ora che la guardo meglio, mettendola a fuoco con gli occhi del buio, mi accorgo che sebbene il suo viso sia rotondo e paffuto, le guance sono pallide e i suoi occhi sono cerchiati da profonde occhiaie. E poi...il suo ventre è troppo gonfio. Il viso è cicciottello, e va bene... ma quella non è la pancia di una bambina in salute. Qualcosa non mi quadra. Non mi quadra proprio per niente, e quindi le dita corrono veloci alle mie jack-o'blades, saldamente poste nei foderi legati alle mie cosce.

Un sibilo orribile esce dalla bocca aperta della bambina, e ho l'impressione di vedere delle antenne...o delle zampe di scarafaggio fra i suoi denti... non ho il tempo di focalizzarmi su questi particolari orribili, perché l'uomo e la donna mi saltano addosso schiumando, gli occhi iniettati di sangue e uno strano liquido giallo che gli cola dal naso...

lunedì 22 febbraio 2010

La Quarta Era è iniziata o è già finita?

Meditavo se fosse il caso o meno di pubblicare questo post. Alla fine, non è qualcosa di pubblico interesse. Però io ho già postato le foto delle bufere di neve che si sono verificate dove vivo, a Rocca di Papa, nei pressi di Roma... e anche quelle non erano propriamente di pubblico interesse. Inoltre, sebbene questo blog abbia in Honey l'Assassina la sua mascotte e portavoce, è comunque un blog dove si parla di gioco di ruolo. E così mi sono deciso.
Venerdi scorso è terminata una lunga campagna -intitolata "la Quarta Era" appunto- che mi ha visto impegnato, assieme al mio gruppo e al nostro master, dalla fine di agosto alla scorsa settimana.
La grande e mirabolante Quest ci ha visti impegnati per mesi alla ricerca degli artefatti che avrebbero destato dal suo sonno ancestale la dea Aisha Darknight, la quale -unica fonte divina rimasta nell'ormai devastato mondo di Dragon Gate- avrebbe potuto sconfiggere le armate della Vergine Insanguinata, una setta che stava per riportare nel mondo un dio-aracnide destinato a fagocitare il mondo intero.
Purtroppo, il PNG più importante della saga era un traditore: la sacerdotessa Orsola, che si era presentata come un'ex monaca shin, ci ha ingannati. E' vero, ella ha utilizzato gli oggetti da noi faticosamente racimolati (basti pensare che il recupero degli stessi è costato la vita a 3 di noi) per ridestare Aisha, ma la dea si è rivelata una demonessa dell'oscurità e non una redentrice. Il primo punto del "programma" di restaurazione di Dragon Gate della nuova Grande Sacerdotessa (Orsola, appunto) è quello di attuare un genocidio e di portare all'estinzione gli elfi e tutte quelle razze che -a suo avviso- sono sue avversarie e destabilizzatrici di un qualche ipotetico ordine superiore.

Va be', sono cose che capitano. Si vince e si perde e, nonostante l'amara sconfitta, ci siamo divertiti come pazzi per tutti questi mesi. Da questo punto di vista, quindi, la campagna è stata un successo.
Nonostante questo, sentivo di non aver avuto indizi sufficienti per poter anche solo intuire che Orsola fosse una traditrice. Costei è stata compagna di viaggio del nostro gruppo sin da quando il mio PG, Morgana, è entrato a far parte dell'avventura, ma ho avuto l'impressione di non aver avuto "mezzi" per poter capire cosa stava succedendo.
Così ho chiamato il master e ho chiesto delucidazioni.
E, amarissima scoperta, ho saputo che i miei compagni -TUTTI- avevano, nelle loro parti in solitario, avuto sostanziosi indizi che indicavano Orsola come personaggio sospetto. Purtroppo, nessuno di loro ha parlato agli altri di quanto sapevano.
Si sono tenuti per sé il loro segreto... ma perché? Che segreto era? Non capisco. Chiederò loro qualche delucidazione. Così, per amore della "metafisica" di gioco. Forse pecco di arroganza, ma credo che forse, dico FORSE, se avessero parlato qualche sospettuccio in più mi sarebbe venuto.
Nell'ultima sessione ho cercato di capire, perché di Orsola la mia Morgana non si è mai fidata, ma i poveri incantesimi di cui ero a disposizione non sono bastati, e tantomeno la conoscenza secolare della spiritualità del mio personaggio. Così, Orsola è riuscita nel suo grande inganno, e Aisha si è destata, diventando probabilmente il nuovo despota di Dragon Gate.
Perché i membri del gruppo non hanno parlato?
Ascoltando le ragioni del master, ho dovuto alla fine convenire con lui su alcune scelte del gruppo, su certi modi d'agire, e su evidenti errori d'interpretazione. Ho fatto osservare che Morgana non ha avuto indizi della portata di quelli ricevuti dai suoi compagni. E lo stesso dicasi per Blaze, il nano che ha preceduto Morgana: nessun indizio. Il master mi ha ricordato di un uomo che, avvicinandosi a Morgana nella Città di Imperia, si era aggrappato a lei chiamandola "santa" e dicendole che l'inganno era nella luce e che la verità era nell'oscurità. Questo, mi ha spiegato il master, stava ad indicare che colui che avevamo fino ad allora sospettato di essere il capo della Vergine Insanguinata -un signore degli elfi chiamato l'Esarca Nero- non era malvagio e che invece la dea di luce Aisha Darknight era la messaggera delle tenebre.
Lì per lì ho sospettato di Orsola quale incarnazione del dio-aracnide del Male, ma sbagliavo. Anche nell'ultima sessione Morgana ha detto -durante il rituale- "E se Aisha fosse colui che cammina dietro i filari?" (ovvero il dio-aracnide). Ma sbagliavo ancora.
Continuo a non capire perché i miei compagni non abbiano parlato.
Errore di gioco? Ma... non si spiega! Un errore lungo mesi e mesi? Bastava che uno solo parlasse...
Magari mi sbaglio e avrei fatto lo stesso la figura del babbeo.
Ma forse no.
Ed è a questo che faccio riferimento, per ora.
Certo, ci penserò bene la prossima volta che devo sedermi al tavolo come giocatore. Ci penserò bene al personaggio da giocare e saprò come comportarmi con i miei sprovveduti e malfidati compagni. Non riesco a capacitarmi del perché tutti loro abbiano voluto tenere per sé le informazioni su Orsola che avevano raccolto. Mettendole insieme avremmo potuto avere un quadro della situazione.
Il tempo di Morgana è finito. Mi chiedo se la Quarta Era sia appena iniziata o se abbia sancito la fine di qualcosa.
Una buona domanda.
E' un inizio: perché ci ha riportati al gioco di vecchia scuola, e a costringerci ad un lavoro di squadra cui non eravamo più abituati. E infatti abbiamo giocato male e abbiamo fallito.
E' una fine: per Morgana.

Mi resta solo da definire il suo destino per le mie campagne e per il mio mondo.
Mi resta la consapevolezza che mai più giocherò un personaggio poco spregiudicato con questi giocatori: sono bravissime persone, ovviamente... ma non riesco davvero a capire perché ciascuno di loro abbia taciuto informazioni così importanti...

Magari fosse stata una sconfitta dettata dalla potenza e dall'astuzia del nemico!!!
Sarebbe stato qualcosa di spiegabile...di comprensibile, di onorevole.
Ma questa è un'ONTA!
Non mi farò infinocchiare una seconda dai miei stessi compagni!

venerdì 12 febbraio 2010

BOLLETTINO DALL'ALTA COLLINA


La scala di casa mia questa mattina...


...e il pendio di Monte Cavo. La località del
Prato Fabio è coperta dalle nere nubi (in
alto a sinistra) e il Santuario della Madonna
del Tufo è innevato...

La neve ha raggiunto anche il Lago Albano...

Da qualche minuto è ripresa la
bufera, non accenna a smettere...

giovedì 4 febbraio 2010

TRE RUNE - seconda parte

La scheda di Honey, i suoi
Dadi del Diavolo e il suo
"Honeypot" - il portadadi...

Sono stufa.
E mi sento male.
Non è stata una buona idea accettare questo incarico. E poi questa storia del Mastro Vassallo non mi convince. L'aria è fredda e umida. E' una notte senza luna, il Grandanse scorre pigro snodandosi nelle spire del delta.
E sono stanca.
Il villaggio vicino alle risaie è costruito su una bassa collina erbosa.
Vedo le luci.
Mi fermo sul bordo del filare di pioppi che costeggia il fiume. Poco più in basso, l'acqua scorre oziosa. Siamo alle porte della Candelora ma la bruma che ricopre l'erba verde che cresce presso il greto del fiume è permeata dal verso dei grilli e dal gracidare dei rospi. Strano, vista la stagione.
Faccio qualche passo e inizio a risalire il sentiero di ciottoli che conduce al villaggio sulla collinetta.
Persiane chiuse ad ogni casa. Porte socchiuse. Il mio passo rallenta notevolmente, cerco di sbirciare oltre gli usci. C'è gente nelle case. Stanno dietro le porte per squadrarmi ben bene. Lo so.
Finalmente arrivo in quella che dovrebbe essere una piazza. In realtà, viste le dimensioni del villaggio, è una specie di crocevia fra la strada e un vicolo di case arroccate sul pendio della collina. In un angolo c'è una fontanella. Il rumore dell'acqua che scorre è l'unica cosa percettibile.
Mi piace molto il silenzio.
Mi piace la quiete.
Sono elementi essenziali per il mio lavoro.
E il rumore dell'acqua, non so perché, ma da sempre acuisce i miei sensi in modo esponenziale.
Ma qui si esagera.

"Eccoti, Figlia delle Tenebre".

E chi è, per l'inferno? Chi mi ha preso di soppiatto? Chi mi ha colto di sorpresa?
Mi volto, e sull'uscio di una casetta di pietra vedo un vecchio. Il suo corpo è esile e curvo, come un fuscello. Ha i capelli lunghi, candidi e bianchi, il viso aguzzo, molto segnato.

"Un prete?" chiedo avvicinandomi con sospetto, guardando la croce di semplice legno che pende dal suo collo, attaccata ad una semplice cordicella di canapa "Mi aspettavo un gruppo di contadini armati di forcone, pronti a chiedere la testa del Mastro Vassallo..."

Salgo i tre gradini del sagrato della piccola chiesa. Il sacerdote è minuto, ma il suo sguardo è severo. Ha folte sopracciglia bianche e occhi infossati, azzurri e penetranti.
"Entra" mi dice in un sussurro "solo in un luogo consacrato potremo parlare tranquillamente".
"Non entro con piacere nei templi degli uomini" dico seccamente. Un tempo ero devota a tutti gli spiriti celesti, ma con l'esperienza ho appreso che i loro disegni e progetti vengono portati avanti anche a discapito dei mortali. In nome di valori più alti. E in questo, non vedo grande differenza con l'operato del Diavolo, il quale invece fa le cose a modo suo, per il suo tornaconto personale e per quello dei suoi demoni.

"In questo caso," dice il prete severamente "sarò costretto a spiegarti la situazione in poche parole e con pochi dettagli. Sta a te decidere poi se accettare la nostra proposta o no".
"Non chiedo di meglio" incrocio le braccia e guardo il prete dritto negli occhi, decisa a dimostrargli che non temo la sua autorità di parroco di campagna. La smettesse quindi di trattarmi come una contadinotta impaurita dagli spiriti.

"Ti premetto che è stata la gente del villaggio a volerti qui. Non io. Io mi sono opposto" dice sfiorando la croce che gli pende dal collo "ma non ho potuto mettermi contro la decisione della maggioranza degli anziani".
"Il contadino che mi è venuto a cercare ha parlato del Mastro Vassallo. Obbliga i villani a consegnargli le figlie, giusto? Cosa ne fa? E quando le rilascia?"

"Io credo che il Mastro Vassallo sia sotto l'influsso di un demonio. Era un uomo sano di mente fino a poco tempo fa. Non dico un uomo pio...ma di certo non un mostro sanguinario. O un profanatore di bambine".
"Dov'è la casa che viene chiamata 'la Fiumara' ? Il contadino mi ha detto che è lì che il Mastro Vassallo porta le ragazze."
"La casa sorge alla base della collina sulla quale sorge il paese. E' quella più vicina al fiume, con la ruota di mulino".
"Come intendete pagarmi? Mi è stato parlato di magia. Non vedo come una frazione abitata da contadini dediti alla coltivazione del riso possa fornirmi magia..."
"Non loro." dice il prete con solennità "Io, posso. Da giovane ero un avventuriero. Nel corso delle mie avventure ho trovato tre tesori magici. La Runa della Morte, la Runa della Luna e la Runa dell'Ombra. Sono rune pericolose e le ho sempre custodite in segreto, temendo che dei male intenzionati potessero impadronirsene." il prete mi guarda con un'espressione di tristezza mista a disprezzo "Adesso, per salvare questa gente, userò le rune per pagare te, meretrice del diavolo, pregando che gli Angeli, gli Spiriti e i Santi mi perdonino e che possa invocare la Giustificazione sulla mia anima".

"Sembri sincero" gli dico guardandolo con un certo rispetto, senza ricambiare il suo disprezzo "Accetto il lavoro. Aspettate mie notizie."
Detto fatto, senza una parola, mi giro e scendo il pendio della collina ove sorge il villaggio per raggiungere l'ansa del delta ove si trova la Casa della Fiumara.