lunedì 29 marzo 2010

TRE RUNE - quarta parte

Odio uccidere i cittadini, i paesani, i villici...chiunque sia inerme. Ancor di più detesto farlo quando sono posseduti da incantesimi, malie...o
demoni.
Ma qui non c'è scelta.
Schivo in basso, mi butto in terra e uso la lama per colpire il contadino ad una gamba. Quello schiuma rabbiosamente e cade in terra. Gorgoglia frasi sconnesse, sembra che non sia in grado di parlare. La donna urla istericamente si getta su di me. Non è forte. Ma è pericolosa.
Vuole mordermi. Sento il suo fiato pestilenziale. Fa schifo. Sembra che abbia mangiato una carogna... è come se fosse morta dentro. Come se i suoi organi interni fossero in putrefazione e dalla sua bocca non facesse altro che esalare il marciume e il tanfo della carne trita masticata dai bigattini.
E se il suo morso fosse infetto? Se potesse contagiarmi?
Non posso cavarmela con un colpo alla gamba come h
o fatto con il maschio.
Entrambe le mie Jack-o'blades affondano fra le sue costole. Ho fiuto per certe cose e dopo tanti anni di omicidi su commissione so individuare lo spazio molle fra una costola e l'altra. Le lame avvelenate tranciano e lacerano quello che c'è. Milza e fegato, probabilmente. Quando si fa il mio mestiere bisogna sapere, più o meno, com'è fatto un corpo umano di dentro.
La donna mugghia qualcosa di strano. Una specie di urlo
muto. Le do' una ginocchiata nello stomaco, estraggo le lame e la getto di lato. Mi rialzo di scatto -ah, un bel colpo di reni- e dirigo i miei occhi di buio verso la bambina.
Non mi ero sbagliata.
E' un mostro.
Dalla bocca aperta vedo uscire una specie di blatta gigantesca. Escono solo la testa, le antenne e le zampe anteriori. Lo scarafaggio muove le antenne e, come se fosse l'insetto a guidare la ragazzina, questa prende a correre verso di me. Non voglio che quell'insetto schifoso mi salti addosso. Voglio prendere tempo.
Salto all'indietro e raggiungo la porta della Casa della Fiumara. E' aperta. Sgattaiolo dentro a tutta velocità e, mentre appoggio la schiena su di essa richiudendola, le mie dita scorrono velocemente alla mia Belt-o'goodies. Prendo i grimaldelli che sono riposti in uno dei suoi piccoli borselli.
Mi volto di scatto e infilo l'arnese da scasso nel buco della serratura, proprio mentre la ragazzina sbatte contro la porta, farfugliando frasi incomprensibili. La serratura scatta subito.
Bene.
E' chiusa.
Ma la ragazzina non stava cercando di parlare... era più un suono di mandibole...
Non voglio indagare oltre. La porta la terrà lontana per un po'. Nel frattempo, pulisco le lame e, rapidamente, prendo da un'altro borsello un piccolo involto di velluto viola scuro. Al suo interno, tre fiale. Mi inginocchio a terra, mentre quella piccola troia continua a sbattere contro la porta. Prendo una delle fiale. Poche gocce del suo co
ntenuto su ognuna delle mie due lame...e il gioco è fatto. Il veleno sarà attivo finché non entrerà in circolo nel corpo di un obiettivo. Poi dovrò riapplicarlo sulla lama.

Prima di occuparmi della bambina, voglio vederci chiaro in questa dannata Casa della Fiumara.
Apro una porta. C'è una stanza lorda...un letto sul quale non dormirebbe nemmeno una Bestia del Caos e alcuni mobili. Tutto è in disordine...è tutto rovesciato, rotto, spaccato. Stoviglie, specchi...tutto. C'è una pila d'abiti in un angolo.
Mi avvicino con circospezione e mi inginocchio per esaminarli.
SBAM!
Un altro boato.
La ragazzina, o l'insetto dentro di lei, deve essersi spaccata la testa contro la porta...
Silenzio.

Eh già. Si deve essere resa conto di non poter sfondare la porta. La sua forza non è aumentata, evidentemente quelli che ha nel corpo sono parassiti e non mostri in grado di potenziare le sue capacità fisiche.
Scosto gli abiti con attenzione. Non c'è niente.
D'un tratto, il silenzio mi insospettisce.
Mi alzo e vado nell'atrio. Nessuno. Poggio l'orecchio contro la porta. Nessun rumore.
Non mi convince.
Vado nell'altra stanza. Entrando, mi rendo conto che è quella che avevo visto dall'esterno. La stanzetta con la finestra sbarrata e con il buco sul pavimento.

"Per l'inferno..."
Le parole mi escono spontaneamente dalle labbra.
Sono nei guai.
Alla finestrella vedo il volto gonfio e livido della ragazzina. E' tutta lorda di sangue. Deve aver preso la porta a testate e si è spaccata la faccia e la fronte. Ha il labbro inferiore a brandelli e si è spezzata dei denti. La sua bocca è un nero grumo di sangue. Ghigna orrendamente. Sta aggrappata al davanzale, le sue piccole dita sono avvinghiate alla pietra. Sembra quasi che voglia distruggersi le unghie tanto sta premendo.
Apre la bocca con un osceno muggito e dalle sue viscere prendono a salire orde di scarafaggi i quali si riversano dalle sue labbra spaccate sul davanzale, correndo verso di me.

Se una di quelle merde mi finisce in bocca, Bell aiutami tu!
Non so come fare, non so come fuggire!
Guardo la voragine nel pavimento. I miei occhi di buio mi dicono che non è una buca molto profonda. Tre metri o poco più. Un salto che non dovrebbe essere un problema per il mio corpo e per la mia agilità. La mia vista ha anche scorto un'uscita in fondo alla buca. Deve esserci un passaggio. E, dopotutto, il vassallo deve pur essere da qualche parte!

Mi getto nella buca mentre, con la coda dell'occhio, ve
do avanzare gli insetti schifosi. Dalla bocca della ragazzina è ricomparsa la blatta gigante. Ti piacerebbe, eh, blatta di merda? Un ospite come me te lo sogni!

Atterro morbidamente rotolando su un lato per a
ttutire la caduta. Le blatte staranno scendendo giù per la parete della fossa, devo affrettarmi per trovare una soluzione.
Non mi ero ingannata, per fortuna. Sia lodato il demonio e tutti i suoi accoliti! C'è un'uscita!
La imbocco, mi volto subito e, proprio sulla soglia, riverso un po' del mio olio alchemico.
E' un piccolo omaggio della mia Lentiggini, che è una maga rifinita!
Verso rapidamente l'olio in linea retta e poi faccio un passo indietro.

Arrivano le prime blatte. Non avvertono il pericolo. Cor
rono e finiscono sull'olio. E' questione di un attimo. Passano oltre, venendo verso di me e prendono a sciogliersi in un orrendo ribollire di miasmi giallognoli. Le altre blatte fanno lo stesso, morendo nel preciso identico modo schifoso. Ma le ultime blatte si fermano, e così quelle che giungono dappresso.
Hanno intuito il pericolo. Ma ormai, mentre loro morivano, io ho applicato altro olio sui lati dell'uscita. Ovunque tentino di passare, moriranno.
Per fortuna queste bestie non sanno saltare!
Ottimo insetticida, questo. E non solo. Sorrido mentre guardo la rifinita boccetta blu. In dosi maggiori avrebbe potuto sciogliere la pianta dei piedi di eventuali inseguitori... Ma Lentiggini mi ha detto che questa sostanza è volatile, e che perm
ane sulla pietra solo per una decina di minuti. E' meglio muoversi, allora.

Mentre i bacherozzi muoiono, esamino cosa c'è dall'altra parte dell'uscita dalla fossa.
Una scala. Una strana scala che discende nel buio. Sembra una rampa molto antica, di pietra scivolosa. Mi guardo intorno. I miei occhi di buio non arrivano a sondare tutto l'ambiente circostante. Questo non è un cunicolo, non è un tunnel... è una immensa caverna! Comincio a scendere... è umido. Molto umido. Nel giro di pochi passi, di pochi gradini, l'aria si fa fredda e, se possibile, ancor più umida che in superficie. C'è
uno sgocciolio continuo che echeggia qua e là nelle profondità oscure di quest'antro abissale, e ai lati della vecchia scala crescono enormi fung
hi sotterranei dai colori grigiastri, i quali spuntano fuori dalla roccia muschiosa.

Chi avrà costruito questa scala? E' di certo molto antecedente al paese in superficie. E se fosse stato, questo, un luogo di culto o un antico villaggio risalente ai t
empi delle grandi paludi, prima della bonifica operata da Magellano? Potrebbe anche essere, dopotutto.
Scendo i gradini con attenzione. Arrivata in fondo, mi chino per controllare il terreno. Sembra un misto di solida roccia e di terra umida. In alcuni punti la roccia è coperta da muschi e licheni sotterranei. Avverto misteriose presenze nelle insondabili oscurità di questo antro di tregenda...