Sono stufa.
E mi sento male.
Non è stata una buona idea accettare questo incarico. E poi questa storia del Mastro Vassallo non mi convince. L'aria è fredda e umida. E' una notte senza luna, il Grandanse scorre pigro snodandosi nelle spire del delta.
E sono stanca.
Il villaggio vicino alle risaie è costruito su una bassa collina erbosa.
Vedo le luci.
Mi fermo sul bordo del filare di pioppi che costeggia il fiume. Poco più in basso, l'acqua scorre oziosa. Siamo alle porte della Candelora ma la bruma che ricopre l'erba verde che cresce presso il greto del fiume è permeata dal verso dei grilli e dal gracidare dei rospi. Strano, vista la stagione.
Faccio qualche passo e inizio a risalire il sentiero di ciottoli che conduce al villaggio sulla collinetta.
Persiane chiuse ad ogni casa. Porte socchiuse. Il mio passo rallenta notevolmente, cerco di sbirciare oltre gli usci. C'è gente nelle case. Stanno dietro le porte per squadrarmi ben bene. Lo so.
Finalmente arrivo in quella che dovrebbe essere una piazza. In realtà, viste le dimensioni del villaggio, è una specie di crocevia fra la strada e un vicolo di case arroccate sul pendio della collina. In un angolo c'è una fontanella. Il rumore dell'acqua che scorre è l'unica cosa percettibile.
Mi piace molto il silenzio.
Mi piace la quiete.
Sono elementi essenziali per il mio lavoro.
E il rumore dell'acqua, non so perché, ma da sempre acuisce i miei sensi in modo esponenziale.
Ma qui si esagera.
"Eccoti, Figlia delle Tenebre".
E chi è, per l'inferno? Chi mi ha preso di soppiatto? Chi mi ha colto di sorpresa?
Mi volto, e sull'uscio di una casetta di pietra vedo un vecchio. Il suo corpo è esile e curvo, come un fuscello. Ha i capelli lunghi, candidi e bianchi, il viso aguzzo, molto segnato.
"Un prete?" chiedo avvicinandomi con sospetto, guardando la croce di semplice legno che pende dal suo collo, attaccata ad una semplice cordicella di canapa "Mi aspettavo un gruppo di contadini armati di forcone, pronti a chiedere la testa del Mastro Vassallo..."
Salgo i tre gradini del sagrato della piccola chiesa. Il sacerdote è minuto, ma il suo sguardo è severo. Ha folte sopracciglia bianche e occhi infossati, azzurri e penetranti.
"Entra" mi dice in un sussurro "solo in un luogo consacrato potremo parlare tranquillamente".
"Non entro con piacere nei templi degli uomini" dico seccamente. Un tempo ero devota a tutti gli spiriti celesti, ma con l'esperienza ho appreso che i loro disegni e progetti vengono portati avanti anche a discapito dei mortali. In nome di valori più alti. E in questo, non vedo grande differenza con l'operato del Diavolo, il quale invece fa le cose a modo suo, per il suo tornaconto personale e per quello dei suoi demoni.
"In questo caso," dice il prete severamente "sarò costretto a spiegarti la situazione in poche parole e con pochi dettagli. Sta a te decidere poi se accettare la nostra proposta o no".
"Non chiedo di meglio" incrocio le braccia e guardo il prete dritto negli occhi, decisa a dimostrargli che non temo la sua autorità di parroco di campagna. La smettesse quindi di trattarmi come una contadinotta impaurita dagli spiriti.
"Ti premetto che è stata la gente del villaggio a volerti qui. Non io. Io mi sono opposto" dice sfiorando la croce che gli pende dal collo "ma non ho potuto mettermi contro la decisione della maggioranza degli anziani".
"Il contadino che mi è venuto a cercare ha parlato del Mastro Vassallo. Obbliga i villani a consegnargli le figlie, giusto? Cosa ne fa? E quando le rilascia?"
"Io credo che il Mastro Vassallo sia sotto l'influsso di un demonio. Era un uomo sano di mente fino a poco tempo fa. Non dico un uomo pio...ma di certo non un mostro sanguinario. O un profanatore di bambine".
"Dov'è la casa che viene chiamata 'la Fiumara' ? Il contadino mi ha detto che è lì che il Mastro Vassallo porta le ragazze."
"La casa sorge alla base della collina sulla quale sorge il paese. E' quella più vicina al fiume, con la ruota di mulino".
"Come intendete pagarmi? Mi è stato parlato di magia. Non vedo come una frazione abitata da contadini dediti alla coltivazione del riso possa fornirmi magia..."
"Non loro." dice il prete con solennità "Io, posso. Da giovane ero un avventuriero. Nel corso delle mie avventure ho trovato tre tesori magici. La Runa della Morte, la Runa della Luna e la Runa dell'Ombra. Sono rune pericolose e le ho sempre custodite in segreto, temendo che dei male intenzionati potessero impadronirsene." il prete mi guarda con un'espressione di tristezza mista a disprezzo "Adesso, per salvare questa gente, userò le rune per pagare te, meretrice del diavolo, pregando che gli Angeli, gli Spiriti e i Santi mi perdonino e che possa invocare la Giustificazione sulla mia anima".
"Sembri sincero" gli dico guardandolo con un certo rispetto, senza ricambiare il suo disprezzo "Accetto il lavoro. Aspettate mie notizie."
Detto fatto, senza una parola, mi giro e scendo il pendio della collina ove sorge il villaggio per raggiungere l'ansa del delta ove si trova la Casa della Fiumara.
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