mercoledì 20 gennaio 2010

UH!

OOPS!
Della serie: nel mondo dove vivo, i folletti non sono solo poetici cantori delle foglie d'autunno o della brezza di primavera...

Capita, a volte, che i folletti non vogliano stare a farsi gli affari loro.
Soprattutto quando, fra monti e valli, in casolari di pietra e vecchi santuari nel folto di un faggeto o di un boschetto di betulle o di castagni, hanno modo di percepire la presenza di una fanciulla dal sangue fatato come me.

Oh, si, perché anche se reso torbido dal caos con il quale i miei avi trafficarono, il mio sangue resta pur sempre sangue di elfo.
Lo stesso può accadere ad altre creature che vengono dal Paese delle Fate, ma di certo non sempre accade di assistere ad una scena come questa.

Questo folletto è apparso dal nulla, evocato dalla mia presenza e concretizzatosi dalla corteccia degli alberi, dal polline delle genziane e delle violette, e dalla forza vitale e fragrante della terra stessa.
Non è la prima volta che lo incontro... ma non ci siamo mai parlati. Non c'è mai tempo! Così come appare, scompare! Ho appena il tempo di sorprendermi poi succede qualcosa, chissà che, e lui sparisce nel nulla. Come se non fosse capace di mantenere la sua forma, o di concretizzare il suo essere spirituale in una forma materiale.
Forma materiale che deve davvero stargli a cuore, a giudicare dal fatto che sta sempre a ronzarmi intorno, a sollevare i lembi delle gonne o a palparmi qua e là!
Il bello è che compare in momenti molto bizzarri... Mi chiedo chi sia, che voglia... va beh, che vuole posso immaginarlo... ma forse c'è qualcosa sotto... qualche segreto, qualche messaggio.

I folletti sono strani. Se non avessi sangue fatato tremerei al pensiero che potrebbe incantarmi e portarmi nel suo regno, dove potrei rimanere anche per centinaia di anni, prima che lui -e magari tutta la sua famiglia- si decidano a lasciarmi andare.
Si dice che abbiano delle grandi pentole piene d'oro, tenute in certi alberi cavi che crescono sui pendii delle falde dell'Altacollina. Oro fatato. Quindi magico.

*sigh*

Dovrà pur esserci un modo, un giorno, per scambiarci due parole... o per capire con che criterio si fa vivo di tanto in tanto...

1 commento:

  1. persisti nel frequentare quelle valli e colline, e cerca di soggiogarlo destando la sua curiositò, con qualche parola dolce e strana. prima o poi si soffermerà per udire meglio, tentare di capire- e lo avrai in tuo potere per alcuni istanti..

    RispondiElimina